COMUNICATO STAMPA
Controllo delle infezioni ospedaliere
"Aspetti
di microbiologia e farmacologia clinica nel controllo delle infezioni
nosocomiali" è il titolo del convegno che, organizzato dall'Unità
Prevenzione Rischio Infettivo dell'ASL 3, diretta dalla dott.ssa Maria Luisa
Soranzo, si terrà a partire dalle 8,45 venerdì 13 dicembre all'Hotel Royal di
Torino (corso Regina Margherita 249).
L'incidenza delle infezioni ospedaliere è in costante
aumento, con conseguenze sempre più importanti sulla salute e sull'impiego di
risorse sanitarie. In Piemonte, secondo i dati della Direzione regionale alla
Sanità Pubblica (febbraio 2002), a fronte di un numero di ricoveri annui
complessivo che si aggira sui 650.000 pazienti, si registrano circa 65.000
casi di infezione contratta in ambiente ospedaliero, con una mortalità approssimativa
dell'1%. Ipotizzando un costo medio di 1.500 euro per infezione, il costo
globale che la Regione deve accollarsi è di circa 103 milioni di euro l'anno.
L'incremento delle infezioni contratte in ospedale ha le
sue cause principali nell'aumento del numero di pazienti critici (età media
elevata, patologie croniche, immunodepressione) e nel ricorso sempre più
frequente ad interventi complessi e invasivi. Per non parlare delle
caratteristiche degli ospedali piemontesi, spesso vetusti e soggetti a continue
ristrutturazioni. Parallelamente, aumenta il numero di microrganismi
multi-antibiotico resistenti. E' infatti riconosciuto come l'uso di
antibiotici, ed in particolare "l'abuso", favorisca l'insorgenza di
resistenza microbica e come l'ottimizzazione della scelta di questi farmaci
sia cruciale nel prevenire l'emergenza e, quindi, anche la possibile
diffusione di patogeni resistenti.
La resistenza agli antibiotici dei microrganismi
responsabili di gravi infezioni ha ormai assunto dimensione mondiale. La
prevalenza di ceppi di pneumococco resistenti alla penicillina può variare
dal 10% di Paesi come Germania, Svezia e Norvegia, sino a valori che
oscillano tra il 40% e il 60% di Francia e Spagna. Non solo: rispetto al
ceppo sensibile, il rischio di morte per un'infezione sostenuta da
pneumococco resistente (polmonite, sepsi, meningite) può aumentare da 2 a 7
volte.
In ambito ospedaliero, lo stafilococco aureus risulta oggi
il maggior responsabile di complicanze infettive nosocomiali e la sua
resistenza agli antibiotici (in particolare la meticillino-resistenza) può
superare il 50% in reparti dove si ricoverano pazienti ad alto rischio
(Terapie intensive, Grandi ustionati). Per non parlare dell'incremento di
resistenza di batteri gram-negativi, tra cui quelli coinvolti nelle
comunissime infezioni delle vie urinarie (E. coli, P. mirabilis): in questi
casi la resistenza ai farmaci di uso più comune riscontrata nella popolazione
che fa riferimento al laboratorio dell'ASL 3 di Torino, è compresa tra il 15
e il 45%.
Di qui l'importanza di rafforzare la sorveglianza del
sistema sanitario con l'istituzione delle Unità per la Prevenzione del
Rischio Infettivo, in grado di gestire e coordinare tutte le attività di
controllo, coinvolgendo in quest'opera i vari dipartimenti e indicando i
protocolli da seguire.
In questo contesto è evidente che il ruolo del Microbiologo
e del Farmacologo clinico diventano fondamentali.
Il
monitoraggio epidemiologico, oltre alla segnalazione di agenti infettivi
"sentinella", non ha solo una utilità pratica, ma permette al
clinico di familiarizzare con situazioni di rischio infettivo che devono
essere controllate e che possono essere prevenute. Allo stesso modo, una
oculata politica degli antibiotici si è dimostrata la carta vincente non solo
nel preservare intatta l'attività antinfettiva di molti composti, ma anche
nel limitare la comparsa di resistenza all'interno dell'ospedale.
Scopo del Convegno è pertanto focalizzare l'attenzione
sull'attività e sul ruolo di specialisti che, in ambiti diversi ma
complementari a quelli dell'epidemiologo ospedaliero, risultano
indispensabili ed insostituibili per completare il mosaico di
"Sorveglianza e Controllo delle Infezioni Ospedaliere".
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