![](imma/fdr_abla.jpg) I farmaci utilizzati in chemioterapia
antitumorale costituiscono un gruppo eterogeneo di sostanze che
inibiscono la proliferazione delle cellule dei tumori con meccanismi
diversi, prevalentemente genotossici non risparmiando i normali tessuti
ad elevata capacità proliferativa (bulbo pilifero, epitelio intestinale,
midollo osseo).
I principali gruppi di chemioterapici antitumorali sono rappresentati da:
- agenti alchilanti (ciclofosfamide, cisplatino, carboplatino, ecc.);
- antimetaboliti (azatiopirina, fluorouracile, methotrexate, ecc.);
- antimitotici (vincristina, vinblastina);
- antibiotici (actinomicina, adriamicina, bleomicina, daunomicina);
- enzimi (L-asparaginasi).
La maggior parte di queste sostanze è risultata mutagena, cancerogena e
teratogena in sistemi sperimentali.
I farmaci antineoplastici sono dotati in generale di potere irritante a
carico della cute e delle mucose. Inoltre possono provocare effetti
tossici locali (flebiti, allergie, necrosi dei tessuti) e sistemici
(allergie, tossicità su organi).
Nella tabella seguente è indicato, in caso di stravaso, l'effetto locale
dei principali farmaci antineoplastici.
- Non vescicanti
- Non irritanti
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Irritanti
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Vescicanti
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L-Asparaginasi
Bleomicina
Ciclofosfamide
Citarabina
Methotrexate
Tiothepa
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Carmustina
Dacarbazina
5-Fluorouracile
Cisplatino
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Daunorobicina
Doxorubicina
Epidoxorubicina
Etoposide
Mitomicina C
Mitoxantrone
Vinblastina
Vincristina
Vindesina
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Tra gli effetti sistemici va ricordata la tossicità sui vari organi ed
apparati nei pazienti trattati.
Tra gli effetti a breve termine si possono ricordare l'alopecia, le
stomatiti, le leucopenie e le anemie;
a medio termine, le epatopatie, le nefrosi e le aplasie midollari;
a lungo termine l'insorgenza di un secondo tumore e le miocardiosclerosi.
Sempre in campo terapeutico tra gli effetti collaterali più gravi vi è
l'induzione di mutazioni e l'azione cancerogena. Secondo la IARC
(International Agency for Research on Cancer) vi è la possibilità da
parte di diversi farmaci antitumorali di provocare l'insorgenza di tumori
nell'organismo umano. Sono stati infatti segnalati, in pazienti trattati
con antiblastici, casi di insorgenza di un secondo tumore, in particolare
leucemie acute non linfoblastiche.
Nella tabella seguente sono indicati i farmaci tumorali valutati dalla
IARC:
Gruppo 1: cancerogeni per l'uomo
1,4-Butanediolo dimetansulfonato (Myleran)
Ciclofosfamide
Clorambucil
1(2-Cloroetil)-3(4-Metilcicloesil)-1-Nitrosourea
Estrogeni
Melphalan
MOPP
Treosulfan
Gruppo 2: probabilmente cancerogeni per l'uomo
· con maggior evidenza
Adriamicina
Bis (Cloroetil) Nitrosourea (BCNU)
Cisplatino
1-(2-Cloroetil)-3-Cicloesil-1-Nitrosourea (CCNU)
Procarbazina
Tris (1-Aziridinil) Fosfinsolfuro (Tiotepa)
· con minore evidenza
Bleomicina
Dacarbazina
Daunomicina
Per quanto riguarda la potenziale esposizione degli operatori sanitari va
sottolineata l'enorme differenza esistente tra le dosi terapeutiche e
quelle conseguenti all'esposizione professionale; inoltre fino ad oggi
non sono mai stati rilevati sicuri effetti cancerogeni sugli operatori
sanitari ma solo sui pazienti trattati.
Effetti citogenetici, quali aumento di aberrazioni cromosomiche e di
scambi tra cromatidi fratelli, sono stati dimostrati in alcuni gruppi di
infermieri e di personale di farmacia che avevano manipolato farmaci
antineoplastici senza precauzioni, mentre non si sono osservate in gruppi
che avevano lavorato in condizioni igieniche appropriate.
Per quanto riguarda i possibili effetti riproduttivi della esposizione
professionale a farmaci antineoplastici nel primo trimestre di
gravidanza, alcuni studi epidemiologici caso-controllo hanno dimostrato
un rischio circa doppio di aborti e malformazioni nella prole, mentre
altri, in particolare i più recenti, sono risultati negativi.
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