![](imma/fdr_rumo.jpg) L'esposizione al rumore dei lavoratori
rappresenta certamente uno dei rischi più ubiquitari e diffusi del mondo
moderno industrializzato la cui entità è variabile a seconda della
tipologia produttiva, dei reparti e delle mansioni.
In ambito lavorativo gli effetti uditivi del rumore sono di tipo diverso
e sono rappresentati essenzialmente dall'ipoacusia da rumore, patologia
determinata dall'esposizione ad elevate intensità di rumore.
L'ipoacusia da rumore di natura professionale è certamente la malattia
più frequentemente indennizzata dall'INAIL.
Il problema del rumore in ambiente ospedaliero presenta un duplice
aspetto. Da un lato una limitata serie di lavoratori (quali addetti ai
laboratori di meccanica e falegnameria, manutentori, conduttori di
impianti tecnici, addetti alla lavanderia), esercitando continuamente
lavorazioni nel corso delle quali è possibile la presenza dell'inquinante
a livelli anche elevati, risulta esposta a rischio specifico da rumore.
Questi lavoratori devono essere sottoposti a sorveglianza
igienico-sanitaria secondo quanto indicato nel decreto legislativo
277/91.
Il secondo aspetto consiste nel fatto che emissioni sonore esterne e
interne possono disturbare la quiete ed il riposo necessari soprattutto
per i pazienti ad alto rischio.
DEFINIZIONI
suono: è una variazione di pressione nell'aria che determina
un'onda acustica a carattere regolare e periodico in grado di provocare
una sensazione uditiva.
rumore: viene distinto dal suono perchè generato da onde acustiche
a carattere irregolare e non periodico percepite psicologicamente come
sensazioni uditive sgradevoli e fastidiose.
CARATTERISTICHE DEL RUMORE
Il rumore è caratterizzato da tre elementi:
frequenza: dipende dal numero di cicli o periodi (Hertz) che si
succedono in un secondo. L'orecchio umano percepisce frequenze comprese
tra 16 Hz (suoni bassi) e 20000 Hz (suoni acuti).
intensità o ampiezza: è la quantità di energia trasportata
dall'onda sonora per unità di superficie.
L'intensità delle onde sonore è misurata in decibel (dB), che valuta il
livello delle variazioni di pressione acustica relativamente alla
capacità uditiva dell'orecchio umano (dB 0=livello minimo udibile a 1000
Hz; dB 135=soglia del dolore). La scala in dB è di tipo logaritmico in
quanto variazioni di +3 dB raddoppiano e di -3 dB dimezzano l'intensità
sonora.
timbro: è la qualità del suono, infatti, due suoni aventi la
stessa frequenza ed intensità possono differire tra loro. Il timbro di un
suono dipende dalla forma delle vibrazioni sonore.
MISURA DEL RUMORE
Il fonometro è lo strumento più semplice a disposizione per la
misura del rumore.
Il circuito di ponderazione o pesatura A del fonometro ha la funzione di
comportarsi, con le varie frequenze che lo compongono, nell'identica
maniera dell'orecchio umano; sottostima le basse frequenze e sovrastima
le alte e, pertanto, generalmente la misura del rumore viene espressa in
dBA.
Il parametro che si misura di solito con il fonometro è il livello
equivalente continuo (Leq) che possiamo definire il valore in dBA di un
rumore continuo che tiene conto di tutte le variazioni di livello sonoro
nel tempo, paragonandole ad un unico livello continuo avente pari energia
(una sorta di valore medio della rumorosità).
Il Leq moltiplicato per il tempo di esposizione misura il livello di
esposizione (Lep) del lavoratore.
Il rumore è ritenuto lesivo per l'udito sopra gli 85 dBALeq.
Sotto gli 80 dBALeq sono possibili effetti extrauditivi se esiste una
suscettibilità individuale, oppure se vi sono condizioni di lavoro o di
esposizione particolari.
Effetti uditivi del rumore
1) Spostamento temporaneo della soglia uditiva
Un suono o un rumore particolarmente intenso sono in grado di provocare
un innalzamento della soglia uditiva rispetto a quella di riposo, seguito
da un recupero della percezione uditiva che inizia al cessare
dell'esposizione e si completa in circa 16 ore.
2) Ipoacusia da trauma acustico cronico o ipoacusia da rumore
Dopo alcuni giorni dall'inizio di un lavoro rumoroso, soprattutto alla
fine della giornata lavorativa, possono comparire fischi o ronzii alle
orecchie con sensazione di orecchio pieno, lieve cefalea, senso di
intontimento. Successivamente questi sintomi tendono a scomparire tanto
che il lavoratore esposto ha l'impressione di abituarsi al rumore. Esaurita
la resistenza dell'apparato uditivo, si assiste ad un progressivo
peggioramento della soglia uditiva; il lavoratore non sente più il
ticchettio dell'orologio e lo squillo del telefono (deficit per i suoni
con frequenze alte). Successivamente il lavoratore prova difficoltà ad
udire la voce dei familiari e dei colleghi di lavoro e chiede loro di
parlare a voce più alta, ha bisogno di alzare il volume della radio e
della televisione per comprendere bene le parole (deficit per i suoni con
frequenze più basse). Il deficit uditivo fino a questo punto instauratosi
è irreversibile e nella maggioranza dei casi non evolutivo una volta
cessata l'esposizione a rumore. Perdurando l'esposizione a rumore e senza
mezzi di protezione il deficit progredisce fino a che si raggiunge a
distanza di qualche anno o di molti anni la sordità.
3) Ipoacusia da trauma acustico acuto
Si instaura dopo esposizione ad un fronte sonoro di elevata intensità e
di breve durata. È frequentemente monolaterale in quanto il capo fa da
schermo all'orecchio controlaterale. Si può verificare la rottura della
membrana timpanica e le lesioni possono interessare sia l'orecchio medio
che l'orecchio interno.
Effetti extrauditivi del rumore
I principali effetti extrauditivi del rumore segnalati a livello epidemiologico
riguardano l'apparato cardiovascolare, con aumentata incidenza di
ipertensione arteriosa, modificazioni elettrocardiografiche e della
frequenza cardiaca sino all' infarto miocardico; l' apparato
gastroenterico con aumento di disturbi aspecifici e di ulcera duodenale.
Non vanno sottovalutati gli effetti neuropsichici come l'allungamento dei
tempi di reazione, l'aumentato numero di errori durante lo svolgimento
del lavoro e l'interferenza del rumore con la percezione di eventuali
messaggi di pericolo, tutti fattori che possono aumentare il rischio di
infortunio.
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