ASHRAE (American Society of Heating, Refrigerating and
Air-conditioning Engineers), l’associazione più qualificata a livello mondiale
per il condizionamento dell’aria, definisce la sala chirurgica come una
particolare camera bianca nella quale vi è anche presenza di contaminazione
chimica e batteriologica.
l’inquinamento da ambienti limitrofi
Tabella 1: Emissione di particelle da parte degli esseri umani
con abbigliamento adatto alle sale controllate (Austin e Timmermann,
1986)
Emissione Particelle/min/ft 3 (³ 0,3 mm) |
Attività fisica |
100 000 |
Seduto o in piedi - immobile |
500 000 |
Seduto con leggeri movimenti della testa, braccia o gambe |
1 000 000 |
Seduto con movimenti moderati della testa, braccia o
gambe |
2 500 000 |
In piedi in completo movimento |
5 000 000 |
In cammino a passo lento |
7 500 000 |
In cammino con passo vigoroso |
L’inquinamento dovuto all’aria esterna può essere controllato
mediante un’efficace filtrazione della stessa nelle unità di trattamento dotate di filtri ad alta efficienza (a tasche
con efficienza F9), preceduti da uno stadio di filtrazione grossolana efficienza
G4. L’aria così trattata viene poi ulteriormente filtrata tramite filtri HEPA installati direttamente nell’ambiente.
Per quanto riguarda quello dovuto alle persone e al processo,
l’unico sistema, oltre a prescrivere un abbigliamento adatto, è quello di
incrementare il numero totale di ricambi nell’ambiente trattato, in modo che
l’aria ambiente passi molte volte attraverso filtri ad altissima efficienza. La
Tabella 2 riporta il numero di ricambi/ora necessari in funzione della classe di
pulizia delle sale controllate, il tipo di filtro terminale, nonché il tipo di
immissione aria da adottare e il fabbisogno
energetico specifico. Vengono infine riportati alcuni valori indice relativi
riferiti al costo di investimento e di esercizio per le sale controllate di
varie classi.
Tabella 2: Parametri significativi per la progettazione delle
sale controllate
Classe di pulizia |
Efficienza filtro terminale |
Numero ricambi ora |
Tipo imm. aria |
Fabb. energia KW/m² |
Indici di costo |
ISO 14644 |
US Fed 209 |
|
|
|
|
impianto |
esercizio |
1 |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
2 |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
3 |
1 |
U 17 |
500-600 |
unidirez. |
1,20 |
10 |
9,5 |
4 |
10 |
U 16 |
300-450 |
unidirez. |
1,00 |
8 |
7,5 |
5 |
100 |
H 14 |
200-300 |
turbolento |
0,50 |
5 |
3,7 |
6 |
1.000 |
H 13 |
20-60 |
turbolento |
0,40 |
2,5 |
2,1 |
7 |
10.000 |
H 12 |
10-25 |
turbolento |
0,20 |
1,4 |
1,3 |
8 |
100.000 |
H 11 |
8-15 |
turbolento |
0,15 |
1 |
1 |
9 |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
Nota: Il fabbisogno di energia può considerarsi per 1/3 per
raffreddamento, e 2/3 per ventilazione
Progettazione di impianti di condizionamento per sale
chirurgiche in funzione delle indicazioni dell’ASHRAE
Il principale obiettivo di un impianto di condizionamento di
una sala chirurgica è di garantire un’elevata qualità dell’aria. Per riuscirci è
necessario ottenere in ordine di importanza:
Una portata d’aria esterna elevata, per diluire le
concentrazioni dei gas medicali e degli agenti biologici, e costante nel tempo.
In alcune nazioni è consentito utilizzare portate minori di aria esterna, a
prezzo di un più elevato ricambio totale di aria, utilizzando quindi un
trattamento a parziale ricircolo. A questo proposito l’ASHRAE afferma
chiaramente che, nelle sale operatorie, l’utilizzo del 100% di aria esterna deve
essere previsto solo quando richiesto dalle normative e solo se sono previsti
dispositivi di recupero del calore.
L’aria deve essere immessa a livello del soffitto e ripresa o
espulsa da almeno due griglie poste a livello del suolo. I diffusori devono
essere di tipo unidirezionale e incorporare i filtri assoluti ove richiesto.
Devono essere assolutamente evitati diffusori ad alta induzione a soffitto o a
parete.
Un’efficace filtrazione dell’aria immessa, tale da garantire
che la stessa sia virtualmente libera da polvere, sporco, odori e contaminanti
chimici e radioattivi. Filtri assoluti con efficienza H13 o H14 devono essere
sempre utilizzati, specialmente nelle operazioni di ortopedia, trapianti di
midollo osseo e di organi, e negli interventi su ustionati o su soggetti affetti
da HIV. Si tenga peraltro presente che le esperienze epidemiologiche hanno
dimostrato che molti virus presenti nell’aria che trasportano infezioni hanno
dimensioni inferiori a 1 m, e non esiste alcun metodo
noto che possa efficacemente trattenerli al 100%. Anche i trattamenti con
lampade germicide o con iniezione di sostanze disinfettanti non si sono
dimostrati affidabili, pertanto il solo vero sistema efficace è il mantenimento
sicuro e affidabile dei gradienti di pressione richiesti fra la sala operatoria
e il locali adiacenti.
Un rigoroso controllo della direzione dei flussi d’aria,
dall’ambiente più critico verso quelli meno protetti. Come regola empirica, la
portata dell’aria immessa deve essere maggiore o minore del 15% rispetto a
quella espulsa, a seconda che si desideri mantenere il locale in sovrappressione
o in depressione. E’ buona norma prevedere indicatori di pressione differenziale
montati localmente per permettere il controllo del gradiente di pressione; è
altresì indispensabile una rigorosa sigillatura di tutti gli attraversamenti di
pareti, pavimenti e soffitti, nonché l’adozione di porte con ottime
caratteristiche di tenuta.
Un buon controllo della temperatura e umidità, con particolare
riferimento al loro gradiente. L’ASHRAE raccomanda che la temperatura ambiente
possa essere impostata dal personale operatorio in un campo compreso fra 17 e
27°C, con umidità relativa mantenuta fra il 45 e il 55%.
Sia in Italia che all’estero sono state emesse Norme per soddisfare tali necessità. Esse differiscono
in alcuni punti anche di grande importanza. La Comunità Europea si sta attivando
per raggiungere una armonizzazione delle Norme in un settore tanto critico.
La tendenza impiantistica per la progettazione di blocchi
operatori
Il condizionamento dell’aria delle sale chirurgiche ha visto
sino ad alcuni anni fa l’installazione di grandi unità di trattamento dell’aria
con batteria ad acqua refrigerata, eventualmente del tipo multizone, che
servivano contemporaneamente più sale chirurgiche. Venivano poi predisposte
delle macchine di riserva in stand by per permettere un funzionamento di
emergenza tramite un complesso sistema di canali e di serrande motorizzate o in
qualche caso manuali.
Questo sistema di progettazione permetteva un discreto
trattamento dell’aria; era però di difficile gestione e molto rigido nei
confronti delle temperature e umidità delle singole sale; la macchina in stand
by inoltre non poteva dare alcuna garanzia di essere in condizioni di sterilità
al momento della messa in servizio.
Attualmente le tecnologie operatorie sono in continua
evoluzione e sempre più sofisticate sono le richieste di trattamento
termoigrometrico, oltre che di filtrazione dell’aria trattata. Vengono infatti
richieste condizioni differenti a seconda del tipo di operazione, sia per quanto
riguarda la temperatura, che varia dai 16÷18 °C della cardiochirurgia ai 24÷26°C
delle sale parto, sia per l’umidità relativa, che nel caso di operazioni su
ustionati o alla gola raggiunge il 70%.
E’ evidente che condizioni così diverse non sono compatibili
con l’impiantistica tradizionale sopra descritta, in quanto il post-trattamento
locale necessario sarebbe tanto impegnativo da rendere quasi inevitabile
l’adozione di una macchina che effettua tutto il trattamento localmente. Sta
infine nascendo l’esigenza di proteggere l’ambiente circostante durante le
operazioni di pazienti settici, mantenendo la sala in depressione rispetto al
locale di riferimento (normalmente il corridoio pulito).
Tutto questo ha portato alla convinzione che la soluzione più
valida sia l’installazione di una singola unità di trattamento dell’aria per
ogni blocco chirurgico (sala operatoria, sala preparazione e risveglio), per
poter ottenere il trattamento più consono alle esigenze delle operazione
chirurgiche senza influenzare le condizioni delle altre sale. La macchina viene
quindi vista, assieme alle canalizzazioni e al filtro assoluto, come componente
della singola sala, rendendone inutile la ridondanza, in quanto la sua eventuale
difettosità (peraltro remota, viste le scelte tecniche che devono essere
adottate per garantirne la massima affidabilità) viene inserita in una
valutazione probabilistica come la possibile difettosità dell’impianto di
illuminazione, dei gas anestetici o delle porte scorrevoli. In questa maniera
invece che la ridondanza sulle unità di trattamento viene valutata la ridondanza
di una completa sala chirurgica. Per diminuire ulteriormente la probabilità di
guasto della macchina possono essere previste versioni con il doppio ventilatore
di mandata e di espulsione. Il secondo ventilatore in parallelo al primo si
alterna con questo ogni sei ore di funzionamento e lo sostituisce in caso di
difettosità. Anche il secondo ventilatore deve essere dotato di inverter in modo
da garantire la portata aria costante e la perfetta gestione della
sovrappressione o depressione della sala e quindi il funzionamento ottimale
della macchina stessa.
Condizionatori d’aria per sale di cardiochirurgia
Le attuali tecniche operatorie prevedono per la cardiochirurgia
temperature della sala di circa 16÷18°C e umidità relativa del 55%. Per avere in
sala tali condizioni (es. 16°C con 55%), è necessaria una temperatura di uscita
dalla batteria fredda di circa 7°C, per poi postriscaldare, in parte con una
batteria ad acqua o elettrica e in parte con il calore dissipato dal motore e
quello endogeno (équipe chirurgica, lampade scialitiche e dispositivi
elettronici). Con le normali unità di trattamento con batteria ad acqua
refrigerata collegate al "water chiller" dell’ospedale che normalmente lavora
con acqua 7 - 12°C, tali condizioni di uscita dell’aria non sono
raggiungibili.
Sono quindi possibili due diverse scelte tecniche:
- Condizionatori d’aria per sale chirurgiche con circuito
frigorifero ad espansione diretta
In questo caso i compressori, sempre due per questioni di
sicurezza e dei quali uno dotato di regolazione tramite iniezione elettronica di
gas caldo per la modulazione della potenza frigorifera in funzione delle
condizioni dell’aria esterna, vengono dimensionati per permettere le richieste
condizioni di uscita dell’aria. Questa soluzione è molto semplice e ottimale in
installazioni ove non sia presente un water chiller centralizzato dell’ospedale
o dove lo stesso non venga tenuto in funzione tutto il giorno o non ci sia la
sicurezza della giusta temperatura dell’acqua.
- Unità di trattamento dell’aria con batteria ad acqua
refrigerata e batteria di postraffreddamento ad espansione diretta o ad acqua
glicolata
A valle della batteria fredda a otto ranghi viene installata
una batteria a tre ranghi di postraffreddamento alimentata con acqua glicolata
(-3÷+2°C) da un refrigeratore d’acqua dedicato a questo utilizzo. La batteria
non è dotata di valvola di regolazione in quanto la modulazione della potenza
viene affidata alla batteria a otto ranghi. Questa soluzione è ottimale in caso
di ospedale con varie sale cardiochirurgiche. Presenta però l’inconveniente che
in caso di guasto del refrigeratore ferma tutte le sale.
In alternativa si può utilizzare un circuito di
postraffreddamento a espansione diretta con compressore e un condensatore ad
acqua normalmente alimentato dall’acqua del refrigeratore. Questa soluzione è
ottimale in caso di singola sala cardiochirurgica e in caso di guasto ferma solo
questa.
Figura 1: Condizionatore per sala chirurgica con trattamento di
tutta aria esterna
Figura 2: Condizionatore per sala chirurgica con trattamento di
tutta aria esterna con recupero di calore
Sistemi a plafone diffusore
Il plafone diffusore consente di mantenere un flusso dell’aria
omogeneo e costante all’interno, una filtrazione prossima a 1 c.f.u. nell’area
interessata, l’eliminazione di fastidiose barriere, quali cortine trasparenti o
schermi per la guida del flusso laminare.
Il principio è basato sul controllo di alcuni parametri
essenziali:
una portata di aria sufficiente a garantire il comfort
termico;
una filtrazione molto spinta dell’aria, in corrispondenza del
punto di immissione di questa nel locale, in modo da evitare la formazione di
aree contaminabili tra i filtri e il locale stesso;
una velocità dell’aria ridotta e differenziata che, grazie a un
particolare diffusore microforato, crea una campana dinamica di aria sterile,
senza interferenze interattive con l’aria interna al locale e una notevole
quantità d’aria in meno immessa nel locale, rispetto al flusso laminare
tradizionale.
I vantaggi diretti e indiretti che provengono
dall’utilizzazione di questo sistema sono così sintetizzabili:
risparmio energetico dovuto alla ridotta portata per unità di
superficie e ai bassi valori di perdita di carico offerta dai filtri;
assenza di barriere quali cortine e schermi, grazie al
particolare profilo controllato dall’aria immessa, con riduzione di vortici,
turbolenze ed eliminazione di induzioni;
riduzioni nel dimensionamento dei condizionatori con
conseguenti costi di investimento e di gestione più bassi.
Il posizionamento e il dimensionamento del soffitto diffusore,
rispetto al letto operatorio, sono fondamentali e vanno progettati
essenzialmente in funzione del tipo di sala e del letto operatorio scelto (
fisso o mobile). E’ preferibile analizzare l’installazione tenendo conto delle
esigenze operative dell’équipe, della strumentazione tecnica solitamente
impiegata (apparecchiature pensili., lampade scialitiche ecc.), della posizione
e mobilità degli operatori.
Nel realizzare l’impianto, il progettista deve preferibilmente
posizionare il 75% delle bocchette di ripresa in basso e il resto in alto e
munirle di prefiltri.
Utilizzando un plafone diffusore di adeguate dimensioni (6 ÷10
m2 ) si immette una quantità d’aria che varia tra i 20 e 50 ricambi, ma che
potrebbe essere costituita per l’85% d’aria di ricircolo e per il 15% d’aria di
rinnovo.
Il plafone monta filtri HEPA batteriostatici, a velocità
decrescente dal centro verso la periferia, che permettono di assicurare sia
presenza di aria sterile sia un lavaggio estremamente efficace dell’area.
Le esperienze quasi decennali condotte su blocchi operatori
dotati di sistema a plafone diffusore hanno dimostrato che con questa soluzione
si ottiene un effetto di lavaggio molto rapido, per cui non è necessario far
funzionare al 100% il sistema 24 ore su 24 ore, ma
unicamente per la durata degli interventi. E’ sufficiente porre in esercizio
al 100% il sistema con mezz’ora di anticipo sul primo
intervento, per ottenere la qualità d’aria desiderata.
La buona tecnica di progettazione prevede il mantenimento della
sovrappressione in modo costante e pertanto è consigliata una quantità minima di
aria attraverso lo stesso plafone anche durante il periodo non
operativo.
Unità di trattamento dell’aria
Le unità di trattamento aria utilizzate per la climatizzazione
delle sale chirurgiche devono avere le seguenti caratteristiche:
- Essere realizzate con una struttura metallica a perfetta
tenuta d’aria, sia nelle parti in sovrappressione, dalle quali potrebbe uscire
contaminazione, sia nelle parti in depressione che potrebbero permettere
l’entrata nella macchina di sostanze inquinanti. La Norma Europea EN1886
classifica le unità di trattamento in tre classi, in funzione della tenuta
all’aria: le macchine per sala chirurgica devono essere conformi alla più
rigorosa, la classe "B". Per ottenere questo risultato, macchine costruite con
profili in alluminio non sono normalmente idonee, ma devono essere adottate
strutture in lamiera saldata e stuccata prima della verniciatura.
- La verniciatura della struttura deve poter resistere a
sterilizzazioni anche quotidiane, pertanto deve essere in resina epossidica dopo
sabbiatura, metallizzazione e primer.
- I pannelli di chiusura devono essere di tipo "sandwich" da 50
mm di spessore con adeguato isolamento termico e opportuni oblò affinché la
macchina posa essere ispezionata senza la necessità di interromperne il
funzionamento.
- Devono essere dotate di due sezioni ventilanti, una di
mandata e una di ripresa ed espulsione. Entrambe hanno ventilatori a portata
variabile mediante variatore di velocità ad inverter. La sezione di mandata
prevede un prefiltro efficienza G4 e un postfiltro F9. Quella di ripresa e
espulsione un prefiltro G4. E’ indispensabile che la tenuta all’aria delle
guarnizioni di questi filtri sia conforme alla Norma EN1886.
- L’inverter sull’elettroventilatore di mandata, grazie a un
misuratore di portata interno alla macchina, gestisce la costanza della portata
stessa nonostante la crescita delle perdite di carico dovuta all’intasamento dei
filtri e quindi permette di lavorare bene anche a filtri non più puliti.
- L’inverter sull’elettroventilatore di ripresa ed espulsione,
grazie alle indicazioni di un pressostato differenziale installato a cavallo tra
la sala chirurgica e il corridoio pulito, gestisce la sovrappressione o
depressione dell’ambiente.
- La macchina deve essere prevista per la pulizia e l’eventuale
sterilizzazione, perciò le batterie devono avere le alette in alluminio
preverniciato con vernice epossidica e le spalle, come pure le bacinelle e in
generale tutto quanto è a contatto con acqua di condensa, in acciaio inox. Ogni
componente in alluminio o in lamiera zincata deve essere escluso o protetto da
verniciatura con resine epossidiche.
- Tutti i componenti in flusso aria devono essere raggiungibili
per la sterilizzazione da entrambi i lati o, in alternativa, devono essere
facilmente rimovibili dalla macchina.
- I sistemi di recupero calore, prescritti dalla normativa o
comunque consigliabili a causa del funzionamento con tutta aria esterna, devono
sempre essere costituiti da batterie ad acqua glicolata collegate da un circuito
idraulico con pompa. Questo, nonostante il basso rendimento, che non supera il
45-50%, è l’unico sistema di recupero che garantisce la separazione certa del
flusso d’aria di mandata da quello d’espulsione. I sistemi con scambiatori a
piastre in controcorrente non escludono infatti la "cross contamination" in caso
di rottura di una delle alette
- L’umidificazione deve essere a vapore ad elettrodi immersi
a resistenze elettriche o collegata a un’eventuale
rete esistente di vapore pulito. Se l’Ospedale è dotato di una rete di vapore
per riscaldamento e processo, si possono utilizzare scambiatori vapore/vapore
per la produzione di un fluido di idonee caratteristiche di pulizia.
L’umidificazione ad acqua a spruzzamento, o altro tipo adiabatico, deve essere
rigorosamente bandita.
- Le macchine devono essere dotate di software con programma
integrato di "stand by notturno", che consente la riduzione di portata durante i
periodi di fermo, poiché l’impianto della sala chirurgica deve rimanere in
funzione anche nei periodi di non utilizzo per mantenere il gradiente positivo
di pressione e prevenire quindi contaminazioni dall’esterno.